Ricordo di Peppino Palumbo (I0OJ/I10J)

 

 

un ricordo tratto dal volume " ARI - 70 anni dalla fondazione"

"Peppino" come lo chiamavano gli amici, iniziò ufficialmente la sua attività nel 1945 e si distinse subito per la sua operatività. Nel 1949 conseguì il DXCC, con il n° 388. La presenza di pionieri a Roma giovò senzaltro a I1OJ, che seppe farne tesoro. Si è spesso parlato e scritto del radiantismo del Nord , ma a Roma già dal 1919, molti giovani avevano iniziato con le stazioni a scintilla, sulle onde lunghe per poi passare, subito dopo il 1923, alle prime stazioni in onda corta. L'attività di Peppino non è stata solo quella di "fare radio" in casa; I10J (il suo iniziale QRZ, quando tutti i radioamatori erano I1), è il maestro del CW di Roma: moltissimi allievi sono passati dal suo ... tasto. Autore di un corso di telegrafia registrato, Palumbo mette a disposizione il suo tempo libero (ha superato da molte centinaia di mesi i ... vent'anni !) nella sezione A.R.I. di Roma. Un OM di stile e tempi diversi, con spirito sempre giovanile e con il sorriso e la disponibilità immediata. Aver conosciuto Peppino Palumbo è stato come tuffarsi in un passato da pionieri, quelli veri, di cui andare orgogliosi.


L' autore non viene citato nella pubblicazione, noi desideriamo ringraziarlo per quanto riportato nel volume.

 

     

 

un pensiero affettuoso di Andrea Gaeta (*)
rivolto al maestro di telegrafia, ripreso e ritrascritto da IZ0HHH

Voglio dedicare, almeno qualche riga a "italiazeroogei", Peppino Palumbo (1910-1999), il mio primo “maestro” di cose telegrafiche, colui che mi ha iniziato alle meraviglie, ai segreti di quel piccolo e sconosciuto telegrafo, che ha in mano, il sounder (1) (sul tavolo se ne notano altri due, oltre all’inseparabile verticale (2), sulla destra).
L’ho incontrato due o tre volte, nel 1994, per suggerimento di un radioamatore cieco, Giulio Nardone e un’ultima volta nel 1998, quasi novantenne, sempre attivo, eternamente innamorato della telegrafia e ancora pieno di curiosità. Dei nostri colloqui ho alcuni nastri e le relative trascrizioni, che conservo gelosamente e consulto spesso.
Un giorno parlando di didattica mi disse una cosa, che poi ebbi modo di verificare: i testi francesi (di radiotecnica e di telegrafia) sono più chiari di quelli italiani, perchè questi ultimi presumono che lo studente abbia già alcune nozioni. Ed allora mi diede dei nastri e delle dispense, che aveva scritto personalmente per insegnare il Morse. Mi fece sentire i
rumoretti del sounder e quelli analoghi del tasto e mi fece manipolare questi due dispositivi. Mi spiegò bene la differenza tra telegrafia con fili e con zona (3), indi senza zona e infine senza fili. Anche la telegrafia è una forma di linguaggio parlato ed i telegrafisti esperti riescono a cogliere nel suono e nelle pause del corrispondente il suo tono di voce e la sua calligrafia. Mi parlò, inoltre del cartoccetto Cominoli (4) usato dai ferrovieri, che mi incuriosì moltissimo.
Una volta fu trasferito al telegrafo di Genova, sulla linea a circuito chiuso per Sanpierdarena, molto trafficata; avevano bisogno di telegrafisti e non radiotelegrafisti. Lui lavorava nella sala apparati con i telegrafi scriventi. Come telegrafista avrebbe dovuto tradurre dalla zona, ma lui radiotelegrafista riceveva sempre ad udito e quindi a velocità maggiore. È stato anche
baudista e hughista(5) dove la manipolazione avveniva a 5dita, ma lui prediligeva sempre il tasto verticale ed il Morse. Fino alla fine della guerra la Hughes era molto usata, poi sono arrivate le telescriventi, che hanno fatto terra bruciata di tutte queste tecnologie intermedie.
A quei tempi, gli apparati molto spesso si autocostruivano; in ogni caso quei dispositivi diventavano colleghi di lavoro ed anche il Morse poteva trasmetterci calore umano. Non è vero che il linguaggio telegrafico sia freddo e distaccato. Chi scrive “amoti” invece di “ti amo” è certamente arido, ma la colpa non è davvero del tasto.
Mi raccontò ancora molti episodi della sua vita: dei contest, del decalogo degli OM, delle scale R/S/T, delle prime radio a scintilla, delle strascicate trasmissioni coloniali , delle intercettazioni, delle spie e dei camuffamenti: di tutto un mondo che aveva iniziato a dissolversi subito dopo la guerra e che nessuno voleva e sapeva contrastare. Mentre mi diceva queste cose si divertiva a battere in Morse sui braccioli della sua sedia, annuendo con le palpebre, come solo le persone d'esperienza si permettono. Ciao Peppino, ancora grazie!

Note:

(1)

Sounder : dispositivo a vibrazione, che consentiva di ascoltare il segnale in arrivo

(2)

Verticale : tasto tradizionale nel quale la manipolazione avviene spingendo verso il basso (verticalmente), il pomello della leva. Oggi molti preferiscono quello orizzontale perché stanca meno e consente velocità di trasmissione superiori.

(3)

Zona : detta anche banda o striscia, era il nastrino di carta, sulla quase il telegrafo segnava termicamente o con inchiostro, i caratteri come sequenze di punti e linee

(4)

Cominoli : semplice cono di carta, che amplificava meccanicamente il segnale acustico

(5)

Baudista, Hughista : personale che usava particolari macchine telegrafiche a tastiera per trasmettere i segnali codificati in digitale (hanno preceduto nel concetto le telescriventi, che in più effettuavano automaticamante la codifica e decodifica dei caratteri)

 

 

il tasto verticale

un telegrafo completo di
ricevente e trasmittente

un antesignano delle
trasmissioni digitali

il dispositivo Sounder

il cartoccetto Cominoli

... la macchina di Hughes

 

 

 

(*) RINGRAZIAMENTI

 

 


Andrea Gaeta è un entusiasta delle tecniche legate al mondo della telegrafia e della radio. Il suo sito è una miniera di immagini testi e informazioni legati a quel mondo (qui il link alla pagina del Morse di Andrea Gaeta) Grazie !


Eliseo Chiarucci (I6BAK) gestisce alcune pagine di un sito/museo (qui il link alla pagina di Eliseo) ricco di foto e testi antichi, da non perdere. Alcune foto qui esposte provengono dalla sua galleria. Anche a te il nostro ringraziamento !